Lo scorso 18 Ottobre in tutte le sale italiane è uscito “C’è Ancora Domani”, un film diretto e recitato da Paola Cortellesi.
La protagonista è Delia, una tipica donna degli anni ‘40 che vive in condizioni di miseria soprattutto per l’aspetto sentimentale e familiare; Delia subisce ogni giorno maltrattamenti, minacce, violenze verbali e fisiche dal marito Ivano.
L’aggressività del marito la porta a innescare una serie di meccanismi psicologici di difesa per sopravvivere fino alla fine della giornata quando, ad esempio, all’inizio del film una feroce lotta tra i due ci viene riportata come una danza in cui viene messo in atto il meccanismo di dissociazione.
Viene affrontato il ruolo della donna e dei suoi diritti repressi in secoli di patriarcato, fino al 2 giugno 1946 quando le donne per la prima volta vengono chiamate alle urne per il voto.
È raffigurata una donna soggetta al sistema patriarcale: deve essere una brava moglie, svolgere ogni faccenda domestica e stare al suo posto zitta.
La violenza era parte integrante della quotidianità sociale italiana: la donna veniva trascurata, i maltrattamenti erano all’ordine del giorno, giustificati dalle donne con scuse del tipo “in fondo ha fatto due guerre ed è stressato”, come sostiene Delia nel film.
I femminicidi richiedono una riflessione sulla società in cui viviamo e sulle disuguaglianze ancora presenti.
Essi non sono semplici casi isolati, ma spesso sono il risultato di una cultura radicata nel tempo che contiene stereotipi di genere pericolosi e che disprezzano o minimizzano il valore delle donne, considerandole solo come oggetti.
I femminicidi spesso si verificano in contesti in cui esiste uno squilibrio di potere, come nelle relazioni abusive o patriarcali. Gli uomini che commettono femminicidi spesso cercano di esercitare un controllo totale sulla donna, e l'omicidio diventa il maggiore atto di oppressione.
La violenza di genere è il risultato di una società che non riesce a proteggere adeguatamente le donne e a garantire pari dignità e sicurezza. Tutta la società ha una responsabilità nel combattere questo problema, promuovendo l'uguaglianza di genere, educando sul rispetto reciproco e garantendo una giustizia efficace per le vittime.
Solo attraverso un cambiamento profondo delle mentalità e delle strutture sociali possiamo sperare di porre fine a queste violenze come è riuscita Delia tramite il voto.
Un altro tributo alle donne è la Mostra fotografica a cielo aperto di Nima Benati in via d'Azeglio, chiamato Feminae.
Viene rappresentata la lotta e la prevenzione alla violenza contro le donne: questo per cercare di non distogliere l’attenzione e non far dimenticare un argomento molto importante.
È composta da ventiquattro immagini poste su pannelli luminosi, firmati dalla fotografa bolognese di fama internazionale Nima Benati.
Le opere verranno messe all’asta il prossimo 8 marzo in un
evento chiamato “WeAreHomies”.
In collaborazione con Beatrice Brunelli III Les
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